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Committee:  Nancy Olnick  Paola Antonelli  Massimiliano Gioni.

 

Horizons.
Group show curated by N. Roberts,
at CentralPark Tower, New York, in the tallest penthouse in the world. 

Verdiana Patacchini, Pomeriggio d'Estate
solo show, curated by Ludovica Capobianco
Palazzo Ducale of Presicce LE, Italy. August 2023.
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Corriere del Mezzogiorno 

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RAI 3 | 21 Agosto 2022 | video TGR

Pomeriggio d’Estate 

 

A figure, placidly reclined, rests in the heat of a summer afternoon. Warm breeze, yellow fields of ripe wheat glister under the sun. The whole landscape is filled with golden light, which reflects on the stone buildings that characterize Presicce, one of the most beautiful hamlets in Southern Italy’s countryside. 

 

In this environment where time seems crystalized, the artist Verdiana Patacchini mixes tradition and innovation, inspired by the rich artisanal history of the area without losing the New Yorker approach typical of her practice.

 

Through a stratification of painting and various media, Patacchini's work converges in a labyrinth of sensations of intimacy and sacredness. The images evoked become custodians of mysteries that coincide with daily habits. 

 

Patacchini creates her paintings using airbrush and charcoal over a paper-mâché-like surface applied on canvas, reproducing the effect of a fresco. The mixed techniques play with the viewer, who’s left guessing how the artist can obtain the works’ timeless aesthetic. Similarly, the sculptures and ceramics in the show elude characterization, due to Patacchini’s ability to reinvent and modernize traditional techniques. 

 

The show is articulated through the courtyard, stairs, rooms and the vertical garden of the Palazzo Ducale, where Patacchini inhabits the space fusing her works with the unique architecture and energy of the Palazzo. The different areas thus become an integral part of the exhibition, creating the effect of a site-specific installation.

 

When conceiving “Pomeriggio d’Estate”, Patacchini transported herself in the small town, absorbing and translating its uniqueness both in the artworks exhibited and in the exhibition’s path. 

Pomeriggio d’Estate

 

Una figura, placidamente distesa, si rilassa nel calore di un pomeriggio estivo. Una calda brezza, campi di giallo grano maturo brillano al sole. Il paesaggio si riempie della luce dorata, che si riflette sulla pietra che caratterizza l’architettura di Presicce, uno dei borghi più belli d’Italia situato nella campagna pugliese.

 

In questo luogo dove il tempo sembra essersi cristallizzato, l’artista Verdiana Patacchini AKA Virdi, mescola tradizione e innovazione, ispirata dal ricco artigianato locale senza perdere l’approccio Newyorkese che caratterizza la sua pratica artistica.

 

Attraverso la stratificazione di pittura e diversi materiali, le opere di Verdiana convergono in un labirinto di sensazioni che evocano intimità e sacralità. Le immagini evocate diventano custodi dei misteri della quotidianità. 

 

Patacchini elabora i suoi quadri usando un mix di airbrush e carboncino su cartapesta applicata su tela, ricreando l’effetto di un affresco. Questo mix di tecniche gioca con l’osservatore, che viene lasciato a chiedersi come l’artista possa ottenere l’effetto senza tempo delle sue opere. Lo stesso vale per le sculture e le ceramiche in mostra, difficili da caratterizzare grazie all’abilità di Virdi di reinventare ed innovare tecniche tradizionali.

 

La mostrai si articola attraverso il cortile, le scale, le stanze e il giardino pensile del Palazzo Ducale, dove Patacchini abita lo spazio fondendo i suoi lavori con la particolare architettura ed energia del Palazzo. Le diverse aree vengono così assorbite nella mostra creando l’effetto di un’installazione site-specific.

 

Nella concezione della mostra “Pomeriggio d’Estate”, Verdiana si trasporta nella cittadina, assorbendone l’unicità e traducendola sia nelle singole opere che nel percorso della mostra.

Bea Scaccia, artista e scrittrice commenta la mostra:

Quando penso al lavoro di Verdiana mi viene sempre in mente un gioco malinconico. Entrare nel suo studio è  come affacciarsi su un universo difficile da decifrare ma in cui ci si riconosce e si sosta con piacere. 

Per questo progetto site specific—grazie ai colori scelti e alla frammentarietà, a tratti ironica, delle opere—l’artista cita l’estate, e la sua leggerezza. Ma io percepisco il sentimento di fine estate, quando i pomeriggi si fanno più pigri e le giornate più brevi; c’è qualcosa di inquieto—e l'inquietudine per me è uno dei tratti fondanti della migliore creatività— nel modo in cui i lavori sono stati concepiti e eseguiti. C’è un chiaro dialogo con il passato: con superfici che richiamano l’affresco, e figure distese che citano forse l’Arianna dormiente, o le coppie simboliche di animali rinascimentali all’ingresso di città e paesi. Ma l’effetto affresco è ottenuto con la cartapesta e quello della pietra con carte colorate e legno; la monumentalità è solo un miraggio. 

Le figure accennate nelle opere pittoriche richiamano gli spolveri preparatori, i temi della fertilità, la ritrattistica del Fayyum, le composizioni dinamiche delle pale d’altare barocche ma non ambiscono sul serio a raccontarci di ideali, o grandi storie di gloria. Appaiono quasi come memorie bisbigliate. 

Ci sono tanti tipi di contemporaneità nel linguaggio visivo e il lavoro di Verdiana non dialoga troppo con il mondo pop e colorato, a tratti arrogante, con il quale ci si confronta spesso vivendo a New York. Il suo lavoro è poetico, è quello di un’artista che ha deciso di operare da link, da congiunzione, da testimone. Verdiana pare volerci dire: io potrei senz’altro costruire un mondo nuovo, ma ha davvero senso farlo?

La mostra mi fa pensare a uno stato di dormiveglia diurno—quando con gli occhi chiusi per proteggerci dal sole, vediamo scorrere immagini che si sovrappongono e che diventano incipit di una narrazione che continua a svanire. 

 

Verdiana, in questo “Pomeriggio d’Estate” ci guida in un percorso che gioca col design, con il classico, con il pop, senza soffermarsi troppo su alcuno degli stili. E proprio perdendoci in questi accenni, accenti e frammenti troviamo l’opera di un’artista lirica, che usa sapientemente materiali diversi, e che sperimenta con curiosità, accettando il suo stato in continuo divenire.

 

Bea Scaccia

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